Appello ai Medici: diamo un poco del nostro tempo, del nostro sapere e del nostro amore a chi ha bisogno di aiuto
A quanto possiamo discernere, l’unico scopo dell’esistenza umana è di accendere una luce nell’oscurità del mero essere. (C.G.Jung)
Cari Colleghi,
molti di noi abbiamo scelto di fare i medici per servire il prossimo che soffre e ha bisogno di aiuto. I nostri sacrifici sono stati e sono tanti per fare bene il nostro lavoro, la nostra missione. Ogni giorno. Spesso ci concentriamo talmente tanto nel nostro quotidiano che ci sfugge quanto altro al Mondo potremmo ancora fare per migliorare le condizioni di vita di molti nostri fratelli. Tanto daremmo a loro quanto tanto riceveremmo da loro.
Credo che bisognerebbe dare un senso profondo alla nostra vita e dedicare un poco del nostro tempo a chi soffre è un dono grandissimo che per primo arricchisce noi. Noi conosciamo un’arte, la medicina, che è così difficile da imparare e praticare. Un bene immenso. Un’arte, una professione che non può mai andare in pensione. Muore con noi. E’ “Noi”.
Da molti anni io mi dedico volontariamente alla cooperazione umanitaria internazionale con i Paesi in via di sviluppo. Per brevi periodi lascio famiglia e lavoro e mi dedico a capire e a curare i poveri esseri che conoscono la vera miseria e la vera malattia. Trovo comunità eccezionali per la loro umanità e solidarietà. Situazioni in cui si crea uno spirito di gruppo e di famiglia che ti fa sentire veramente utile e amato. Rispettato. Ritorno con il cuore pieno di gratitudine verso queste Persone che sono andata ad aiutare e loro hanno aiutato me. Bambini che ti guardano con occhi pieni di riconoscenza e di amore. Riscopro la bellezza dell’essere. Del dare quello che si ha. Scopro la vacuità dell’apparire. L’insensatezza ad accumulare beni perdendo di vista il bene più prezioso. La capacità di dare che ti da una pienezza interiore e ti ripaga di tanti sacrifici e anche pericoli.
Io vi chiedo, cari colleghi medici e anche infermieri che insieme a noi fianco a fianco affrontate ogni giorno la malattia e la morte, di essere anche voi messaggeri di salute e speranza. Date un poco del vostro tempo per curare chi altrimenti sarebbe incurabile. Ci sono delle normative regionali che regolamentano le richieste di cooperazione. Non tutte le Regioni che io sappia hanno però emanato questa direttiva. Bisogna informarsi presso la Regione di appartenenza il proprio impiego. La Regione Lazio da la possibilità ai lavoratori dipendenti di potere chiedere aspettativa per Cooperazione umanitaria avvalendosi dell’art. 71 della Legge 2/04. Pertanto se lavorate in strutture pubbliche ospedaliere nella Regione Lazio potete chiedere fino a trenta giorni l’anno di aspettativa retribuita per “Cooperazione con i Paesi in via di sviluppo” art. 71 della L.R. 2/04. Per i dipendenti comunali i giorni di aspettativa retribuita sono addirittura sessanta. Non c’è bisogno di alcuna autorizzazione “superiore”. Basta la richiesta del dipendente da inoltrare per la deliberazione all’Ufficio del Personale. Con un preavviso anche di poche settimane.
I periodi si possono anche frammentare. Ma è preferibile utilizzare tutto il periodo in una volta sola. Le destinazioni sono lontane, i viaggi lunghi e ci vuole del tempo per ambientarsi ed entrare in sintonia con i popoli cui si va incontro.
Per chi è in pensione quale migliore occasione per “ritornare a vivere e ad operare”? Io trovo triste girovagare per il mondo solo per svago. Per fare passare il tempo. Aspettando cosa? Si ritorna a casa più vuoti e stanchi che mai. Ancora più angosciante è ingannare il tempo in serate mondane chic tra tricche e ballacche. Si può mediare, fare un po’ e un po’. Vita mondana e vita missionaria. Non si chiede di essere santi e martiri. Però possiamo fare tante buone piccole cose che insieme possono cambiare il destino del Mondo. E migliorare noi. Renderci più consapevoli. Più comprensivi.
Io credo che bisogna trovare un senso alla propria vita aiutando chi è nato e vive in posti desolati e senza risorse. Meno fortunato di noi. Credo che bisogna aiutarli ad aiutarsi. Non vogliamo dare loro elemosine, non sarebbe dignitoso prima di tutto per noi. Aiutiamoli a trovare dentro di loro e fuori, nel loro ambiente, le risorse per vivere.
La cooperazione volontaria di noi medici e di tutti quelli che operano nel settore Salute con una ONG come “Salute e Sviluppo” con finalità umanitarie potrebbe essere una occasione per valorizzare tutta la nostra esperienza professionale.
Mi rivolgo ai medici e agli infermieri che vogliono partire come volontari nel mondo con la ONG – onlus dei Camilliani “ Salute e Sviluppo”.
Ernesta Adele Marando