Sviluppo ortofrutticolo per le donne di Karungu, Kenya
Il progetto “Sviluppo ortofrutticolo per le donne di Karungu, Kenya”, finanziato dalla Conferenza Episcopale Italiana, si è concluso il 31 luglio 2012. E’ stato realizzato nel territorio di Karungu, un piccolo villaggio nel Distretto di Nyatike (Provincia di Nyanza) in Kenya, ed ha consentito il raggiungimento di obiettivi e risultati importanti.
L’iniziativa è nata per rispondere alle precarie condizioni di vita socio-economiche della popolazione di Karungu, specie della componente femminile, attraverso la creazione e avvio di un sistema agricolo e zootecnico per la produzione e commercializzazione di prodotti alimentari. Il progetto ha visto il sostegno a gruppi di donne, riunitesi in cooperativa, la loro formazione per la gestione dell’unità economica implementata ed una formazione specifica sulle tecniche di coltivazione e di allevamento. L’unità è stata realizzata in un terreno di circa 10 acri vicino all’ospedale San Camillo sulle sponde del Lago Vittoria. L’intervento si è distinto in tre fasi:
– implementazione delle attività necessarie alla costruzione dell’unità agricola e inizio dei corsi di formazione;
– la coltivazione del terreno e il proseguimento dei corsi di formazione;
– a commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli e zootecnici.
Tra le attività previste dal progetto vi era la realizzazione di un sistema di irrigazione. La sua implementazione ha sfruttato l’adiacenza del terreno alle sponde del Lago Vittoria, dal quale l’acqua è stata pompata per garantire la presenza di acqua nei campi coltivati durante tutto il ciclo produttivo. Nella seconda annualità si è resa necessaria la realizzazione di un’altra base per la cisterna d’acqua, in modo da garantire un maggiore raccolta e distribuzione di acqua nel terreno. Inoltre, a seguito dell’acquisto del trattore si è ritenuto utile costruire una tettoia in modo da poterlo proteggere dagli agenti atmosferici. Al fine di trasferire competenze per la gestione dell’unità implementata è stato realizzato un corso di formazione con incontri ciclici a cadenza bimestrale.
Oltre al corso previsto per la gestione manageriale dell’attività di sviluppo implementata, è stato realizzato anche un corso di formazione tecnica specifico per l’acquisizione di competenze nel campo dell’agricoltura. Sono stati presi accordi con il personale tecnico del Ministero dell’agricoltura per la formazione professionale al personale di progetto. Il CEFA oltre a fornire ai partner locali la propria consulenza tecnica nel settore agricolo, ha provveduto ad aggiornare il personale locale coinvolto nel progetto con le nuove metodologie di coltivazione.
I pomodori coltivati nella serra producono ogni settimana una quantità corrispondente a due ceste. I principali acquirenti dei pomodori e degli altri prodotti ortofrutticoli – cipolle, angurie, cavoli, fagiolini – sono l’ospedale St Camillus, l’orfanotrofio Dala Kiye ed il mercato locale di Sori. Per quanto riguarda il mais, è stato raccolto e venduto nei mercati locali. La coltivazione delle banane avrà i primi frutti nel corso dell’anno.
La vendita dei prodotti ortofrutticoli ha raggiunto i mercati di Migori e di Kisii, nonchè le scuole della zona e le comunità religiose di Karungu. Il progetto aveva lo scopo di stimolo per una popolazione povera e con metodologie primitive nella coltivazione. Aiutarle a migliorare le loro condizioni di vita e superare la loro attavica povertà. L’iniziativa ha riscosso grande interesse all’interno della comunità in cui è stato realizzato. La partecipazione alle attività implementate ha riguardato le fasce più deboli della popolazione. Donne e rispettive famiglie hanno aderito con entusiasmo alle attività previste dal progetto cogliendo le opportunità loro offerte. Vogliamo ricordare un piccolo segno di evoluzione e progresso della cooperativa delle donne. Il lavoro della cooperativa ha posto alle mamme il problema della custodia e della formazione dei loro bambini. Il soldi incassati dalla partecipazione alla cooperativa ha permesso alle donne di creare un fondo comune, pagare una maestra, e farla venire nella cooperativa per accudire i bambini e fare l’insegnamento scolastico ai piccoli. Col doppio vantaggio: che le mamme sono rimaste vicino ai figli e questi hanno potuto frequentare la scuola.