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Una nuova casa per Feri, Gregorius, Marcelus, Petrus e Hieronimus

Feri, Gregorius, Marcelus, Petrus e Hieronimus: sono i nomi dei cinque beneficiari bisognosi ed appartenenti a famiglie povere aiutati grazie al MicroProgetto, appena concluso,  finanziato da Caritas Italiana e in collaborazione con i Missionari Camilliani a Maumere (Isola di Flores, Indonesia) per la promozione dell’inclusione sociale delle persone con disabilità mentale.

Il progetto nasce per contrastare la pratica del “Pasong”, applicato a molte persone che soffrono di problemi di  salute mentale e che, a causa di questi ultimi, hanno spesso comportamenti violenti. Nello specifico la pratica consiste in un inumano metodo di reclusione, costringendo le persone a vivere segregate e incatenate con un piede bloccato tra due grossi assi di legno o tronchi di albero.
Nonostante la legge indonesiana sulla salute mentale preveda un’assicurazione governativa per le persone indigenti, sussiste ancora la credenza che i guaritori tradizionali siano più efficaci di un medico e di un ricovero in ospedale. Inoltre, l’amministrazione locale non dispone di programmi di assistenza e si limita a mandare sporadicamente dei medici per visitare i malati fornendo loro solo qualche medicinale.

L’intervento pertanto si è concentrato sul miglioramento delle condizioni e della qualità di vita delle persone con disabilità mentale e delle loro famiglie, per garantire il loro graduale reinserimento all’interno della comunità di appartenenza e la possibilità di vivere in una situazione più dignitosa.
Per raggiungere questo scopo sono state costruite delle “casette” speciali, ovvero un ambiente dedicato ai loro bisogni primari, realizzato vicino alle abitazioni dei familiari, in modo tale che gli stessi possano prendersene cura a tutti gli effetti.
Inoltre, è stato introdotto un programma riabilitativo che ha previsto delle visite domiciliari periodiche da parte di volontari appositamente formati per supportare moralmente e psicologicamente i malati e le loro famiglie. Tali visite, effettuate due volte al mese, rappresentano un sostegno significativo con l’obiettivo di migliorare le dinamiche relazionali familiari, che sono gravate e/o sconvolte dal vissuto della malattia.
In ultimo, la comunità di riferimento è stata formata e sensibilizzata in materia di salute mentale per contrastare la pratica del Pasong. La campagna di sensibilizzazione intrapresa ha avuto come focus primario il contrasto al pregiudizio sul disagio mentale, diffondendo fra i membri delle comunità una corretta informazione riguardo i problemi di salute mentale per superare la discriminazione e favorire l’inclusione sociale delle persone affette da disturbi mentali.

Le Storie dei Beneficiari

Vi presentiamo ora le storie dei beneficiari del MicroProgetto.
Petrus ha 72 anni e ha lavorato come pescatore fino al momento in cui ha manifestato sintomi di disturbi mentali, circa 21 anni fa. A causa della povertà familiare e per mancanza di strutture sanitarie appropriate nell’isola, la famiglia ha pensato che la medicina migliore fosse quella di fargli applicare il metodo tradizionale del “Pasong”. I familiari hanno accolto con profonda gratitudine l’aiuto offerto ed ora può assicurare al loro caro più attenzione, amore e dignità.

Hieronimus 36 anni è malato da cinque anni. I locali raccontano che un giorno, dopo essersi nutrito di un pesce misterioso, Hieronimus abbia iniziato a manifestare segni di disturbi mentali divenendo molto violento e aggressivo verso i familiari e i vicini. Per tale motivo è stato isolato e a causa della sua robusta corporatura per impedire che potesse liberarsi, gli sono stati bloccati entrambi i piedi. L’anziana mamma si è presa cura di lui per i lunghi cinque anni di prigionia e ha espresso una profonda e commovente gratitudine per l’amorevole attenzione e carità manifestate al suo figlio.

Gregorius soffre di disturbi mentali da circa 20 anni, dopo essersi trasferito per lavoro in Papua Nuova Guinea dove ha vissuto in condizioni di vita molto disagevoli. Rientrato in famiglia, la sua salute non ha conosciuto segni di miglioramento, diventando aggressivo e talvolta pericoloso soprattutto verso i minori. La famiglia si è trovata quindi costretta a isolarlo in una misera capanna e applicargli il metodo del Pasong. Arrivando il momento della liberazione, anche in lui è riapparsa sul volto la gioia e, sicuramente, tanta sorpresa nel trovarsi ora in una residenza nuova, pulita, con un letto e un servizio igienico tutto suo.

Marcelus ha 26 anni e da 10 anni viveva con una catena al polso. Spesso scompariva dalla famiglia e vagava per i villaggi senza farvi ritorno per giorni. Ciò ha costretto i suoi familiari a bloccarlo con una catena e rinchiuderlo in una misera capanna. La sua liberazione con il taglio della catena è stata un momento commovente di umanità per lui e un sollievo morale per la sua famiglia che ora lo vede libero.

Feri, invece, era legato con una catena al polso da 5 anni. Prima della malattia ha lavorato per otto anni come contadino in Malaysia ma le dure condizioni di vita e forse qualche compagnia poco seria hanno causato i suoi primi disturbi mentali. Così è stato costretto a rientrare in famiglia, dove sono continuati momenti di aggressività uniti a perdite di memoria. I familiari sono stati costretti a legargli una catena al piede e limitargli gli spazi di movimento. In tale situazione il suo letto, giorno e notte, era la tomba di un suo caro defunto. La nuova casa di Feri ora è motivo di sollievo per la famiglia e luogo di sicurezza per i vicini che, a volte, erano preoccupati per i loro bambini in pericolo di gesti di aggressione.

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