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Snehagram: la vita indipendente dei giovani sieropositivi

È appena terminato il progetto “Verso il futuro dei giovani del centro Snehagram. Programma di transizione per una vita indipendente”, grazie al contributo della Chiesa Cattolica, che destina parte dell’otto per mille del gettito complessivo IRPEF per interventi caritativi a favore del Terzo Mondo.

Vi avevamo già parlato di questo progetto che dal primo settembre 2018 ci ha tenuti impegnati in India, aiutati dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI) e in collaborazione con l’associazione Sneha Charitable Trust (SCT), per completare il percorso educativo- formativo di ben 70 tra ragazze e ragazzi sieropositivi.

In India la sieropositività rappresenta ancora uno stigma per la società: tutti coloro che sono affetti da HIV/AIDS vengono allontanati e posti al margine di una società che fa ancora fatica ad accettarli. La maggior parte dei giovani sieropositivi spesso è stata resa orfana da questa stessa malattia che affligge loro. In questi casi è fondamentale accoglierli in strutture che diano loro la possibilità di non restare soli e di costruirsi un futuro dignitoso. Il programma promosso dall’associazione Sneha Charitable Trust è articolato in più percorsi, ognuno dei quali studiato ad hoc per una specifica fascia di età: fin da molto piccoli i bambini vengono accolti, vivendo in comunità, avendo accesso a tutte le cure mediche necessarie e crescendo in un ambiente formativo e stimolante.

Snehagram rappresenta l’ultima fase del progetto e prevede che i ragazzi tra i 18 e i 24 anni vengano accompagnati verso una vita indipendente/semi-indipendente. Per arrivare all’obiettivo, l’iniziativa prevede una soluzione abitativa per ognuno dei ragazzi e dei percorsi professionali adeguati ad un accrescimento delle proprie capacità e all’ingresso del mondo del lavoro.

Per tale ragione, sono state costruite quattro “case cluster”. In ciascuna abitazione vive un gruppo di 5 o 6 ragazzi, i cui membri sono stati formati a svolgere diversi lavori in base alle proprie capacità, nello specifico: alcuni sono impegnati nell’allevamento, altri nell’agricoltura, nella meccanica, nell’idraulica, in informatica, in fotografia, in videografia e in sartoria. Tutti i corsi di formazione sono stati scelti dai ragazzi in base alle proprie inclinazioni, aiutati da un tutor.

Dopo un primo momento in cui i ragazzi hanno potuto formarsi e decidere autonomamente la disciplina in cui volersi specializzare, il progetto ha avviato una seconda fase in cui tutti loro hanno potuto svolgere la mansione scelta in maniera professionale, iniziando a percepire un reddito.

Sono state costruite 4 stalle e acquistate 25 mucche e due tori, oltre che due mungitrici per facilitare il lavoro. Il latte prodotto è stato venduto ai caseifici vicini e tutte le entrate sono andate ai ragazzi del progetto.

È stato incrementato anche l’allevamento di pollame con ottimi risultati: sono stati prodotti e venduti 10 lotti di polli in ognuna delle quattro fattorie, il profitto che ne è derivato è andato ai ragazzi che partecipano al progetto che, iniziando a percepire già un reddito, possono progressivamente diventare sempre più autonomi.

In ambito agricolo, sono state realizzate in totale 4 serre e un laghetto per la raccolta dell’acqua piovana, utilizzata per l’irrigazione dei terreni. Sempre per migliorare questo aspetto, sono stati anche forniti un serbatoio e altre strutture per lo stoccaggio di acque libere, nonché scavato un pozzo. È stata avviata anche la coltivazione idroponica, grazie all’acquisto di materiali utili all’irrigazione a goccia, di attrezzi specifici, di alberelli da piantare e di concime fertile.

Altri ragazzi si sono dedicati al confezionamento di sacchetti di carta, derivanti da vecchi giornali, venduti poi ai negozi vicini di medicinali. Ogni ragazzo è arrivato a produrre mediamente 500 buste o 100 sacchetti di carta.

Infine, tutti coloro che sono stati formati in sistemi meccanici, elettronici ed idraulici, sono stati collocati in diverse società di produzione e assemblaggio della zona. Anche i loro alloggi cercano di rispondere nel miglior modo possibile all’esigenza di essere vicini al luogo di lavoro, trovandosi non vicino alle serre e alle fattorie, ma in prossimità delle zone industriali.

Il progetto ha avuto ottimi risultati e adesso, al termine, è tangibile l’impatto che ha avuto nella vita di ogni singolo ragazzo di Snehagram. Sono stati avviati in maniera proficua alla vita indipendente: ognuno di loro ha già iniziato a ottenere reddito, avendo la possibilità di vivere in una casa adeguata alle proprie necessità sanitarie, e non solo, anche vicina al proprio ambiente lavorativo.

Il progetto sarebbe dovuto terminare prima, ma la pandemia da Covid- 19 ha rallentato i lavori. L’India è stata colpita duramente e anche il centro Snehagram non è stato risparmiato, la maggior parte dei suoi occupanti si è ammalato e le attività previste non sono proseguite come da programma. Al termine dell’emergenza pandemica non si sono verificati ulteriori intoppi e il progetto è proseguito come da programma.

Siamo contenti di aver potuto aiutare i giovani di Snehagram che, in assenza del centro fondato dal Sneha Charitable Trust, sarebbero stati costretti ad una vita ai margini della società, senza alcuna possibilità di inserimento lavorativo.

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